Autore: Alfred Adler
Titolo: La Psicologia Individuale nella scuola
Editore: Newton & Compton Editori, Roma, 1979
Il volume riproduce le lezioni tenute da Adler nel 1928, in qualità di membro dell’Istituto di Pedagogia della Città di Vienna, per un pubblico di insegnanti ed educatori.
Nel testo l’autore fa ampio uso del metodo intuitivo: propone un caso e commenta le informazioni che si vanno a raccogliere, scomponendo al storia in frammenti.
Adler nel testo sottolinea come la formazione della personalità dell’individuo non avviene nella scuola, ma nella famiglia: il comportamento che un fanciullo presenta all’inizio della scuola è già stato modellato dalla famiglia. La scuola è un test che permette di vedere sino a che punto il fanciullo sia stato preparato all’impegno sociale che esso comporta. Un bambino che possiede il senso della comunità sente e vede meglio di un altro, ha una memoria migliore, può rendere di più, ha la capacità di farsi amici, è un buon compagno di gioco e di lavoro, perché il suo sentimento sociale lo mette in condizioni di vedere correttamente coi suoi occhi, di udire con le sue orecchie e di sentire col suo cuore. Chi possiede un sentimento comunitario molto sviluppato prova entusiasmo maggiore nella sua attività, supera le proprie difficoltà ed è meglio preparato per le esigenze della vita.
Secondo Adler tutti i fanciulli che egli definisce “difficili” o “caratteriali” non sono interessati al benessere degli altri: hanno un sentimento sociale scarsamente sviluppato e mancano di ottimismo e di coraggio. In essi si è sviluppata un’erronea maniera di appercepire le cose per cui vedono il mondo in maniera particolare, si prefiggono mete che divergono da quelle della media degli esseri umani e sono sempre propensi a ripiegare da quello che Adler definisce lato inutile della vita e distingue tre categorie di soggetti: i fanciulli con organi minorati; i fanciulli viziati; i fanciulli detestati.
Ecco che allora il compito degli insegnanti è quello di correggere gli errori che sono stati commessi nell’educazione dei bambini, in particolare dalla figura materna.
Naturalmente per poter correggere i comportamenti dei bambini occorre comprenderli bene, nella loro totalità, analizzando il contesto sociale in cui essi vivono e sono cresciuti, conoscere la loro costellazione familiare, analizzare i ricordi dell’infanzia, i sogni diurni e le loro fantasia, il modo in cui parlano o stringono la mano, le espressioni del volto, ecc. L’insegnante che sarà in grado di comprendere lo stile di vita del fanciullo saprà cosa aspettarsi da lui e cosa fare per eliminare gli errori che commette. Il fanciullo, dal canto suo, deve riuscire a prendere coscienza dei suoi errori e, con un addestramento progressivo, potrà avviarsi per una via diversa ed aspirare ad diventare più autonomo. Non è un compito facile persuadere chi sbaglia a riconoscere i propri errori, l’educatore deve avere quindi molta pazienza, amicizia e amore. Deve attirare su di sé la simpatia del fanciullo e deve riuscire a trasmettere questo interesse sugli altri, badando a non ripetere gli errori della madre.
Adler sostiene quindi che la scuola debba essere trasformata in un Centro educativo, dove non vengono impartite solo informazioni culturali, ma che provveda anche a riparare le conseguenze degli errori educativi commessi dai genitori.
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